Wednesday 29 May 2013

TRIBUTE TO YARA ABBAS

Posted on May 27, 2013 by

Al-Ikhbariya TV Reporter Yara Abbas Martyred by Terrorists’ Gunfire in al-Qseir
DAMASCUS, (SANA) – Colleague Yara Abbas, reporter of Al-Ikhbariya TV, was martyred on Monday by terrorists’ gunfire near al-Daba’a airport in al-Qseir countryside, Homs province.
Father of Martyr Yara Abbas: Proud of My Daughter’s Martyrdom
Father of Martyr Yara told SANA that the martyrdom of his daughter is a source of pride, because ” Yara was martyred when she was carrying out her national duty in divulging the practices of the armed terrorist groups and the havoc they wreaked to the homeland.”
”Yara will remain alive in the hearts of freedom-lovers, for she embodied a model of a diligent and devoted journalist,” he added.
Homs Governor, Ahmad Munir Mohammad, said that the martyr Yara “has joined a constellation of Syria’s heroes who carried out their duty amid a global war waged on Syria.”
Al-Ikhbariya cameraman, Osama Dayyoub, who was injured in the attack, said that ”Yara told me that she wanted to prepare a distinguished report on the victories of the Syrian Arab army in al-Qseir.” Yara Abbas was al-Ikhbariya correspondent who was covering the Syrian Arab army operations in al-Qseir. She was born in 1988.

La domanda di Yara

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di Marinella Correggia
Rimane un foglietto sul quale mi aveva scritto nome e email, con una grafia di sbieco. Era il 10 maggio e Yara Abbas, giovane giornalista della tivù siriana Al Ikbhariya, aveva partecipato a Damasco alla conferenza stampa finale della delegazione internazionale in appoggio al movimento siriano Mussalaha (riconciliazione). I giornalisti erano pochi, tutti siriani  e poi la venezuelana Telesur, nessun media occidentale o arabo presente a Damasco aveva ritenuto di doversi scomodare per  ascoltare Mairead Maguire, irlandese premio Nobel per la pace, che guidava la delegazione della quale facevo parte anche io.
Ma non avrei notato Yara – che non avevo mai visto prima – se non fosse stato per una sua domanda, forse era retorica o forse un po’ provocatoria. Aveva alzato la mano e aveva chiesto: “Arrivano diverse delegazioni internazionali, qui. Ma mi pare che al ritorno nei vostri paesi, a livello di informazione sulla Siria non cambi nulla. Come mai secondo voi?”. Imbarazzante. Come quando i medici di Baghdad, nel lungo affamante embargo fra le due guerre all’Iraq (500mila morti fece quell’embargo), dopo aver mostrato lo stato degli ospedali alle delegazioni in visita osservavano: “Abbiamo incontrato diversi gruppi dall’estero, ma siamo sempre qui, niente è cambiato”.
A Yara, non c’era stata una vera risposta, adesso non riesco a ricordare perché. Ma le avevo chiesto l’email. Le avevo scritto il giorno dopo, ancora a Damasco, per spiegarle alcuni meccanismi, e per dirle del nostro impegno. Nessuna risposta, e del resto forse era partita appunto per il fronte. Avevo pensato di riscriverle per risponderle meglio.
Ma nessuno potrà più risponderle. Yara Abbas è stata uccisa oggi, 27 maggio 2013,  nella provincia di Homs, vicino alla base aerea di Dabaa, dunque vicino a Qusair dove continuano i combattimenti. Si trovava là al seguito dell’esercito siriano. Lei vedeva la guerra da quella parte. Un lavoro pericoloso che faceva da molti mesi. Secondo una nota del ministero dell’informazione, Yara è stata colpita da un cecchino ovviamente dell’opposizione armata. Nel suo ultimo reportage, oggi, mostrando immagini di soldati che avanzano, macerie sparse e ordigni recuperati, Yara dice: “Siamo nel punto vicino all’area fino a poco fa controllata dai mercenari, laggiù c’è il macello di Qusair con il tetto rosso,  da lì i terroristi cercavamo di entrare a Qusair ma ora tutto è sotto il controllo dei soldati”.
Nell’agosto 2012 un’altra Yara, Saleh, sempre di Al Ikhbariya, era stata rapita da gruppi armati e poi liberata in uno scambio di prigionieri (ma il cameraman fu ucciso). Nei mesi scorsi, bombe sono esplose vicino alla sede della tivù statale e dell’agenzia Sana. Il 22 dicembre è stato assassinato davanti alla sua casa un giornalista della tivù statale, Haidar al-Sumudi.

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